Buongiorno lettori, anche oggi recensione riesumata dal vecchio blog.
Titolo: L’Incantesimo della Spada
Saga: The Bird & The Sword
Chronicles (Serie di Autoconclusivi)
Autore: Amy Harmon
Editore: Newton Compton
Genere: romance/fantasy/new adult
Pagine: 384
Disponibile in digitale e cartaceo!
SINOSSI
«Deglutisci, figlia. Ingoia le parole,
bloccale nel profondo della tua anima. Nascondile, chiudi la bocca sul tuo
potere. Non maledire, non curare. Non parlerai, ma imparerai. Silenzio, figlia.
Rimani viva».
Il giorno in cui mia madre è stata uccisa, ha detto a mio padre che non avrei mai più pronunciato una sola parola e che se fossi morta, lui sarebbe morto con me. Predisse anche che il re avrebbe venduto la sua anima e avrebbe ceduto suo figlio al cielo. Da allora mio padre attende di poter avanzare la sua pretesa al trono e aspetta nell’ombra che tutte le parole di mia madre si avverino.
Il giorno in cui mia madre è stata uccisa, ha detto a mio padre che non avrei mai più pronunciato una sola parola e che se fossi morta, lui sarebbe morto con me. Predisse anche che il re avrebbe venduto la sua anima e avrebbe ceduto suo figlio al cielo. Da allora mio padre attende di poter avanzare la sua pretesa al trono e aspetta nell’ombra che tutte le parole di mia madre si avverino.
Desidera disperatamente diventare
re. Io voglio solo essere finalmente libera.
Ma la mia libertà richiede una fuga e io
sono prigioniera della maledizione di mia madre tanto quanto dell’avidità di
mio padre. Non posso parlare o emettere suoni. Non posso impugnare una spada o
ingannare un re.
In un regno in cui gli incantesimi sono
stati banditi, l’unica magia rimasta potrebbe essere l’amore. Ma chi potrebbe
mai amare… Un uccellino?
RECENSIONE
A CURA DI PAOLO COSTA
Conoscevo già lo stile incredibile di Amy
Harmon, da me sempre ritenuta la regina suprema del romance contemporaneo
assieme all’incantevole Colleen Hoover, e proprio per questo un paio d’anni fa
mi stupì la notizia che la Harmon avrebbe scritto un fantasy. Probabilmente il
mio stupore era dovuto al mio pensiero ambivalente sulla versatilità degli
autori; se da un lato incoraggio gli autori a cambiare genere e sperimentare,
dall’altro lato la mia mente ritiene che un autore che lavori bene con un
genere, non dovrebbe mai abbandonarlo.
Da qui la mia preoccupazione più grande,
per tutto questo tempo: Amy Harmon sarebbe stata in grado di gestire un fantasy
di questo tipo?
Per mia fortuna, a fine lettura la risposta
è stata ASSOLUTAMENTE SI, ma ovviamente in un modo tutto suo.
Sappiamo già che il termine romance ha
sostituito, anche in Italia negli ultimi anni, il termine “romanzo rosa”, e
proprio per questo sappiamo anche che, nonostante i mutamenti continui del
genere negli anni, tratta principalmente di storie d’amore e di passioni
sfrenate, seguendo più o meno lo stesso stile e gli stessi intrecci tra i
personaggi.
Il romance di Amy Harmon ha sempre saputo
distinguersi per un alto tasso di spessore psicologico nei suoi caratteri e per
le vicende profondamente complesse e umane che vanno a creare una trama unica
nel suo genere, capace di arrivare a scaldare anche i cuori più duri.
L’Incantesimo della Spada è un fantasy
totalmente atipico, e francamente posso dire di non aver mai letto qualcosa di
così intenso e piacevole, soprattutto nell’high fantasy degli ultimi anni. Amy
Harmon mi ha stupito per la sua capacità di creare una storia così magica e
incantevole, basandola quasi interamente sull’amore, ma allontanandosi allo
stesso tempo da essa per mostrarci un mondo altamente fantastico e crudele.
Come ho già detto, il lato romance c’è e
si fa sentire, perché va a costituire la parte principale di tutta la trama, ma
non è così scontato e stucchevole come si potrebbe pensare. La storia d’amore è
coltivata col tempo, con i dialoghi, sguardi e silenzi. È un amore che non
sfida le leggi del tempo e dell’universo, come in molti romanzi del genere, ma
è un tipo di rapporto capace di creare un universo tutto suo, trascinando i
lettori e spingendoli a destreggiarsi tra pensieri complessi e psicologie
contorte, seppur realistiche.
Lark, la nostra protagonista, è muta
poiché ha ingoiato le parole (elemento fondamentale nell’universo del romanzo).
Per tutto il romanzo seguiamo la sua storia attraverso una narrazione in prima
persona, che riesce a trascinarci nella mente della protagonista e tra i suoi
pensieri più complessi e profondi, che ci arrivano direttamente grazie anche ad
una prosa elegante e raffinata, mai scialba e banale. Conosciamo brevemente
Lark da bambina e ci spostiamo all’istante verso una Lark più adulta,
totalmente differente e quasi irriconoscibile, che impareremo ad amare e che
incoraggeremo per tutto il romanzo. Le sue scelte non sono facili e capirla richiederÃ
un duro lavoro, ma ho legato tantissimo con questo personaggio e restarle
accanto mi è piaciuto da impazzire.
Tiras, la controparte maschile della
storia, è un uomo dannato e maledetto, che fortunatamente non scade nel
classico cliché. La sua storia è tutta da scoprire e Lark ci trasporterà in
questo viaggio, tra risvolti di trama sconvolgenti e rivelazioni scottanti,
alcune piuttosto scontate ed altre totalmente inattese. Il mio rapporto con
Tiras durante la lettura non è stato sempre rose e fiori, pur amandolo con
tutto me stesso. Avrei voluto che alcune scelte e un paio di dialoghi andassero
diversamente, da parte sua, ma tutto sommato ho lasciato correre e mi sono
affidato totalmente a Lark nel duro viaggio alla scoperta dei segreti del Re.
Come accennato prima, il world building è
unico e incantevole, oserei dire quasi geniale.
È raro trovare un fantasy autoconclusivo
con un mondo costruito nei minimi dettagli, ma Amy Harmon ha giocato benissimo
le sue carte, mostrandoci la storia del regno e la sua politica capitolo dopo
capitolo e con dettagli sparsi per tutto il romanzo. Il mondo fantastico della
Harmon è fortemente basato sulla magia, mostratasi a poche persone tramite Il
Dono, che purtroppo comincerà ad essere condannato e perseguitato dal vecchio
Re.
Ma oltre al Dono, la Harmon ci regala una
magia diversa e veramente stupefacente: la magia delle parole, che in questo
romanzo assumono un’importanza fondamentale, e che mi hanno lasciato gli occhi
a cuoricino per tutto il tempo.
Le parole in questo mondo hanno un peso,
così come i silenzi e i pensieri, e leggere di questa magia mi ha veramente
lasciato esterefatto e in agonia, chiedendo sempre di più e curioso di
esplorare ancora il vasto regno in cui si muovono i personaggi.
Il romanzo è il primo di una duologia,
anche se è un autoconclusivo, e il prossimo capitolo riguarderà un personaggio
secondario di questa storia che non ho ben inquadrato, Kjell. Sinceramente non
vedo l’ora di leggerlo, sia per la trama promettente, che per capire meglio le dinamiche
psicologiche di Kjell, che mi ha incuriosito molto nonostante il suo
atteggiamento scontroso e riservato.
Vi consiglio di leggere tutti i romanzi
della Harmon, ma questo in particolare, se avete a cuore l’amore per il fantasy
e per la magia che si cela dietro le parole. E poi, se siete in cerca di un
amore epico in tutti i modi, lo troverete e impazzirete tra le pagine di questa
storia.
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