martedì 26 ottobre 2021

Recensione: "Ponte di anime" di Victoria Schwab

19:31 0 Comments

 Buongiorno lettori e bentornati in una nuova recensione!


Titolo: Ponte di anime
Serie: Cassidy Black #3
Autrice: V.E. Schwab
Genere: Fantasy/Young adult
Casa editrice: Mondadori



È LEI CHE INSEGUE gli spettri, o è il contrario?

Sia come sia, Cass potrebbe avere un talento per scovare gli spiriti inquieti. Insieme a Jacob, il suo migliore amico fantasma, è sopravvissuta a due città infestate mentre era in viaggio per il programma televisivo dei suoi genitori.

Tuttavia nulla potrebbe prepararla a quel che la attende a New Orleans, un luogo che pullula di antiche magie, società segrete e terrificanti sedute spiritiche. Ma la sorpresa più terribile è un nemico che Cass non avrebbe mai sospettato di dover affrontare: un messaggero della Morte in persona.

Sarà all'altezza della sfida? E a cosa dovrà rinunciare per vincerla?


Eccoci giunti alla fine di questa avventura.

L'ultimo romanzo è già stato divorato e sono qui per parlarvene velocemente, senza fare spoiler sui volumi precendenti.

Cassidy questa volta si ritrova a New Orleans, la patria del soprannaturale e il luogo in cui i fantasmi decidono di dare a Cass il ben servito, o meglio, non i fantasmi, ma la morte in persona. Ecco che Cass deve imparare a scegliere, perché se lei vuole vivere, va bene, ma c'è comunque qualcun altro che dovrà dare la vita al suo posto. Che scelte farà la nostra Cassidy?

Come romanzo conclusivo mi è piaciuto davvero tanto. Cass si ritrova all'improvviso a dover crescere e capire cosa poter fare per salvare la sua pelle e quella dei suoi amici di vita.

Jacob resta il mio personaggio preferito, quello che ti permette di ridere anche quando vorresti tutto tranne che ridere.

Tara, lei è speciale, un'amica vera, esattamente quello che Cass necessitava e il pilastro fondamentale per il mondo spettrale di cui Cass non sapeva praticamente nulla.

Una storia spooky perfetta per halloween, ricca di avventure, young adult, che vi saprà sicuramente sorprendere.



venerdì 22 ottobre 2021

Recensione: "Amore combinato" di Aubrey B.

20:03 0 Comments

 Buongiorno lettori, oggi parliamo di un romance molto carino!


Titolo: Amore combinato
Autrice: Aubrey B.
Genere: Romance
Self publishing





Le regole sono fatte per essere infrante.

Ad Alyssa Giselle Charlotte Kahn, principessa di Dervelot, basta una sola occhiata per rendersi conto del fatto che l’uomo che è stata costretta a sposare è il suo esatto opposto. Lei è composta, irreprensibile, e rispetta sempre le regole che le vengono imposte.
Ad Ethan Bradley Alexander Begum, principe di Kelson, è sufficiente posare lo sguardo sulla donna a cui si ritrova legato per capire che sarà una spina nel fianco. Lui è rilassato, irriverente, e vive secondo le sue regole.
Un principe.
Una principessa.
Un matrimonio combinato.
Quando i confini tra finzione e realtà si confondono, anche il limite tra odio ed amore si fa più sfumato.


Quando mi approccio a un nuovo autore, soprattutto se italiano, come sapete ho sempre mille dubbi. Non sono mai sicura che lo stile possa effetticamente piacermi, ma l'unico modo per scoprirlo è buttarsi, no? E io mi sono buttata.

Alyssa ed Ethan (o Bradley, se preferite) sono costretti a sposarsi per garantire la pace nei loro regni. Il problema, però, è che i due ragazzi sono l'opposto in tutto e per andare d'accordo ci vuole tempo... e anche pazienza.

Palesemente un enemies to lovers (cliché che io apprezzo veramente tanto) e caratterizzato al meglio. Sono riuscita a empatizzare con tutti i personaggi, sia principali che secondari. Ed empatizzare con un personaggio secondario, vi ricordo non essere facile, perché spesso vengono messi molto più in secondo piano di quanto dovrebbero davvero, risultando anche inutili.

Insomma, ve lo consiglio se cercate qualcosa di leggero, una fiaba moderna ma incredibilmente sorprendente.






lunedì 18 ottobre 2021

Il kpop e il percorso a ostacoli

09:00 0 Comments

Annyeong! Bentornati o benvenuti nella rubrica dedicata interamente al mondo del kpop con i suoi artisti, pregi e difetti.

L'ultima volta avevamo parlato della nascita del kpop e della suddivisione dei vari gruppi in 4 generazioni. 

Oggi invece continueremo il nostro viaggio partendo, per la nostra disamina, da una domanda: come si diventa idol? 

Gli idol prima di essere definiti tali e arrivare al tanto atteso e agoniato debutto, vengono firmati attraverso il periodo da trainee che può iniziare anche in età molto giovane.

Prima di continuare, ma conoscendomi so che tornerò sull'argomento, voglio sottolineare con duecento colori e scrivere a caratteri cubitali che questo periodo di formazione rappresenta un fattore di stress psico-fisico per tutti gli idol e di conseguenza la divisione tra idol di serie A, B, K non ha, neanche in questo caso, senso di esistere.

La formazione per divenire idol può cominciare con delle audizioni indette dalle diverse agenzie di talenti (SM, YJ, JYP, KQ, Bighit ecc...) alle quali partecipano annualmente migliaia di aspiranti trainee.

A tal proposito ci dovremmo far sfuggire alcuni aneddoti rivelati dagli idol? Assolutamente no.

Taehyung dei BTS, ad esempio, ha rivelato di aver partecipato casualmente ad un'audizione spinto da un suo amico; mentre Kai degli Exo fece l'audizione invogliato dal padre e da un nuovo Nintendo.

Il fato è un'entità meravigliosa no?

Escludendo la classica audizione, ci sono alcuni idol che sono stati scritturati a scuola come Mark dei got7, per strada come Minho degli SHINee e Jin dei BTS, oppure nelle scuole di ballo.

Subito dopo la selezione comincia la preparazione artistica che può durare qualche mese o alcuni anni e comprende lezioni di canto, danza e lingue straniere come il giapponese, cinese e inglese; inoltre per i trainee di diversa nazionalità, sono incluse lezioni di lingua e cultura coreana.

La maggior parte degli apprendisti deve conciliare questo tipo di formazione con quella didattica o in altri casi decide di abbandonare la scuola per dedicarsi completamente a questo obiettivo che prevede molti sacrifici anche dal punto di vista sociale.

Le lezioni coprono l'intera giornata del giovane trainee e si protraggono fino all'alba  per poi riprendere all'incirca verso le 11 del mattino (fonte Seoul mafia).

La situazione non migliora con il debutto poiché lo stress di un idol continua con la nascita di diversi disturbi quali ansia, attacchi di panico e disturbi alimentari. 
Essere idol è una sfida contro se stessi, il proprio corpo, il mercato musicale e i gusti del pubblico per non parlare degli haters e dei fandom che non sempre rappresentano un "nido" felice per il gruppo, ma di questo parleremo in un'altra puntata.

Concludo dicendo che la carriera di idol è difficile in qualsiasi aspetto, dalla nascita alla fine.

Tutti gli idol trascorrono ore in sala prove, tutti gli idol hanno le vesciche su mani e piedi o lividi, ogni idol arriva a fine concerto o anche a  metà con sintomi di vomito o mancanza si ossigeno.

Qualsiasi artista kpop è speciale per qualcuno e lavorano per loro stessi e per noi, perciò credo sia immaturo e irrispettoso parlare di idol più "massacrati" di altri. Il percorso è quello, la passione non manca e parlare di numeri o soldi è terrificante.

Si apprezza un artista per la sua musica e per la sua personalità.

Detto ciò vi do  appuntamento al prossimo episodio e buon ascolto di musica kpop, ovviamente.



venerdì 15 ottobre 2021

Recensione: "She's my song" di Angela Contini

09:00 1 Comments

Oggi parliamo di She's my song, spin-off di She's my drama, serie di Angela Contini che mi ha totalmente conquistata.


Titolo: She's my song
Serie; She's my drama #2 (spin-off)
Autrice: Angela Contini
Genere: Romance
Casa editrice: Autopubblicato



Marika è una ragazza con pochi grilli per la testa che conduce una vita tranquilla come tanti, finché non scopre che la sua migliore amica Cassie, partita per la Corea, ha bisogno di lei. Marika non ha dubbi: farebbe tutto per quella che considera una sorella a tutti gli effetti, anche trasferirsi a Seoul. D'altra parte per lei non è affatto un problema: è laureata in lingue orientali e ha sempre lavorato per la multinazionale coreana dove prima era impiegata anche Cassie. La sua sarà solo una trasferta lavorativa, che le darà modo di vivere in un Paese che ha sempre amato. Una volta in Corea, le cose prendono una piega inaspettata. Cassie conosce i Cosmo, il gruppo K-pop più famoso del momento, e quando Marika incontra Yeol, uno dei membri, sarà piuttosto difficile riuscire a tenere i piedi per terra, ma lui è un idol, e Marika non può permettersi di sognare.
Yeol è tutto quello che una ragazza può desiderare. È romantico, all'apparenza affidabile, tanto che Marika, a un certo punto, lascia da parte la sua innata diffidenza, per rendersi conto, poco dopo, che forse lui non è così sincero come sembra e, di punto in bianco, quello che sembrava un rapporto nato sotto una buona stella, subisce una battuta d'arresto, innescando una serie di reazioni a catena che vedranno i due invischiati in convivenze forzate, battibecchi continui e passioni mai sopite e a stento frenate. La verità, però, ha spesso più facce e, a volte, farla venire a galla costa un immenso coraggio. Marika e Yeol dovranno fare i conti con essa, ognuno osservandola dal proprio punto di vista. Solo così capiranno se quella buona stella è ancora dalla loro parte.

Dopo aver letto di Cassie e Joon-Jae (She's my drama), le mie aspettative per questo spin-off erano alte, la curiosità era alle stelle e la voglia di leggerlo mi implorava di mettere le mani il più presto possibile su questo file. Finalmente, dopo qualche settimana impervia, ce l'ho fatta.

Come era stato anticipato in She's my drama, Marika, la migliore amica di Cassie, arriva a Seoul richiamata proprio da Joon-Jae che, offrendole lavoro e alloggio, cerca di rendere felice la sua amata con l'arrivo della sua migliore amica. Al suo arrivo in Corea, però, Marika non si aspetta di certo di incontrare l'uomo che per anni ha idolatrato soltanto dietro uno schermo. Eccolo, infatti, Yeol, il cantante dei Cosmo per cui ha una di quelle cotte che soltanto chi ha un idolo può comprendere. Yeol però non ha un carattere facile, è testardo e ama proteggere le persone a cui tiene, soprattutto dopo degli spiacevoli incidenti accaduti tra lui e delle sasaeng (fan che amano il loro idol morbosamente, al punto di seguirli, irrompere nella loro privacy, spesso entrare nelle loro abitazioni e compiere anche atti estremi). Marika, però, è più testarda di lui e, quando qualcuno le fa un torto, state certi che non gliela farà passare liscia.

La storia di Yeol e Marika è una storia persa in partenza, perché come può un idol, con il mestiere che comporta, la fatica, il lavoro, i fan, gli haters, le sasaeng, stare con una persona che è fondamentalmente in tutto e per tutto normale?

Di questo romanzo ho amato tutto, esattamente come il primo, anche se questo secondo ha avuto una marcia in più per i personaggi, che sono molto frizzantini, testardi e che creano scene anche comiche che vi faranno morire dal ridere.

La trama, seppur diversa da quella del primo volume, è comunque molto intricata, piena di avvenimenti qua e là e di un colpo di scena che vi farà strozzare con la vostra stessa saliva, tanto che è inaspettato.

Ho apprezzato molto anche i collegamenti con She's my drama che, da scrittrice, so quanto sia difficile fare tra un volume e l'altro. Angela invece è riuscita a riportare avvenimenti del libro precedente con tranquillità, rendendo la storia ancora più magica e riempiendo la mia mente anche di ricordi legati a Cassie e a Joon-Jae che mi ha fatto davvero piacere rispolverare.
Ma il vero pezzo forte è Kenji, mi ha fatto sbellicare dalle risate dall'inizio alla fine e non vedo l'ora di leggere di lui nel romanzo che Angela ci sfornerà, spero, presto!

Se siete amanti della Corea (ma non è un requisito obbligatorio), del mondo musicale, delle storie d'amore belle ma complicate, divertenti ma serie, She's my song è decisamente il libro che fa per voi. Lo divorerete.

Grazie ancora, Angela, per la copia digitale del romanzo.



martedì 5 ottobre 2021

Alla scoperta del kpop: Inizi e presente

15:23 0 Comments

Ciao a tutti. Non potrei essere più felice di essere qui a parlare di uno degli argomenti che ormai fanno parte della mia quotidianità: il kpop.

Siete pronti? Cercherò di parlarvi in maniera chiara e, spero continua, di questo mondo complesso, a volte tedioso e poco conosciuto.

I gruppi coreani in attività tra gli anni 1930 e 1950 sono considerati i progenitori degli idol kpop, la cui storia comincia in maniera approssimata nel 1990 quando la SM Entertainment, rifacendosi al modello americano, scritturò Hyon Jin Young. Da qui in poi, per semplificare la vita, cercheremo di classificare gli idol in base alla generazione di appartenenza.

Sulla scia delle strategie delle agenzie per idol che prevedevano lo studio, non solo del canto e del ballo, ma anche della lingua e della cultura, nacquero gli H.O.T. (1996, SM Entertainment), esponenti della prima generazione caratterizzata prevalentemente da gruppi di cinque membri e una coreografia caratterizzata da passi e sequenze semplici.

Nel passaggio tra prima e seconda generazione, gli idol dovettero affrontare varie controversie soprattutto legate alla questione del playback utilizzato durante le performance sempre più complesse. A questa nuova generazione appartengono artisti come SOA (SM Ent.), Rain (JYP), Big Bang (YG Ent.) e Super Junior (SM Ent.). Questi, nella loro carriera, cercarono di lavorare orientando la loro musica verso un tipo di mercato internazionale con ritornelli brevi che richiamassero il pop occidentale.

Sulla stessa scia di questa generazione, ma con qualche tratto più identificativo, troviamo gli artisti appartenenti alla generazione 2.5, ovvero i 2pm (JYP) che erano ricondotti a un'immagine di tipo mascolino, le F (X) e la loro immagine forte e indipendente e infine gli Shinee (SM Ent.) che rappresentavano un'immagine giovanile nella musica.

A partire dagli anni 2010-2012 venne fatta cominciare la terza generazione del kpop con artisti come EXO (SM Ent.), BTS (Big Hit), Got7 (JYP) e Blackpink (YG) che pubblicizzarono la propria musica e la propria carriera con l'utilizzo, sempre più massiccio, di media digitali come contenuti esclusivi su piattaforme come YouTube e VLIVE.

Da questo momento in poi l'idol ha potuto usufruire di diversi mezzi per pubblicizzare la propria arte, come le apparizioni in tv, che hanno sempre più avvicinato gli idol a quelli che potremmo definire i "bisogni" delle fan.

Questo potrebbe essere il motto e la caratterizzazione della generazione 3.5 del kpop, che comprende artisti come i MonstaX (Starship Ent.), NCT (SM Ent.) e Seventeen (Pledis Ent.).

Attualmente, invece, stiamo vivendo la nascita della quarta generazione del kpop quasi, ormai, separata completamente dalla definizione stretta di "korean music". Tra questi alcuni esempi possono essere gli Stray Kids (JYP), Ateez (KQ Ent.) e TXT (Big Hit).

Vasto il mondo del kpop, vero? E non ho citato altro gruppi che fanno musica pazzesca come i BTOB (CUBE), Day6 (JYP), Oneus (Rainbow Ent.), Super M (SM Ent.), SF (FNC Ent.), ecc.

Se ne avremo la possibilità, parleremo del trainee, ovvero il percorso "formativo" degli idol che, tengo a precisare, rappresenta un momento di stress psico-fisico per tutti gli idol.



Recensione: "Ragazza, serpente e spina" di Melissa Bashardoust

15:18 0 Comments

Grazie mille Mondadori per la copia digitale del romanzo e @thecarlyslibrary per avermi inclusa nel suo review party.


Titolo: Ragazza, serpente, spina
Autrice: Melissa Bashardoust
Genere: Fantasy
Casa editrice: Mondadori

C'era e non c'era una volta - così cominciano sempre le fiabe - una principessa destinata ad avvelenare chiunque la toccasse. Ma per Soraya, tenuta nascosta fin dalla nascita, cresciuta lontana dalla sua famiglia, al sicuro solo nel suo giardino, questa non è soltanto una fiaba. All'approssimarsi delle nozze del suo gemello, Soraya deve decidere se uscire allo scoperto per la prima volta. Nelle segrete del palazzo una div, una demone, potrebbe avere le risposte che sta cercando, la chiave per ottenere la libertà. Al di fuori c'è un giovane uomo che non teme la principessa, nei cui occhi non si legge paura, ma profonda comprensione di chi lei sia veramente, oltre la maledizione e il veleno. Soraya pensava di sapere quale fosse il suo posto nel mondo, ma quando le sue scelte portano a conseguenze inimmaginabili, inizia a chiedersi chi sia davvero e cosa stia diventando: una donna o una demone? Una principessa o un mostro?


Ci troviamo davanti a un retelling di Re Mida che, se all'inizio mi stava anche incuriosendo, poi purtroppo la mia "voglia di scoprire" si è un po' persa per la strada.

Soraya è stata maledetta quando era in fasce e il suo tocco porta la morte immediata. La ragazza, figlia del re del mondo in cui si ambienta la storia, è da sempre costretta a rimanere nascosta e ad evitare i contatti sociali, così percorre passaggi segreti per aggirarsi inosservata nel castello reale. Soraya non ha mai accettato la sua diversità, si sente sola ed emarginata, trascurata dalla famiglia e non amata. Desidera di liberarsi della maledizione e, quando le si presenta l’occasione, dovrà scegliere se buttarsi per il suo sogno o tradire la sua famiglia.

Troviamo innanzitutto l'adattamento di vecchi miti persiani, che può senz'altro risultare una tematica interessante e abbastanza nuova all'interno della letteratura fantasy.

Le due tematiche di spicco sono, invece, la diversità (di cui Soraya stessa ne è l'esempio) e l'appartenenza al mondo LGBTQ+, anche se quest'ultima è minore e non rilevante per la storia, ma non per questo meno apprezzata.

Passando ai difetti, i personaggi secondari non sono, secondo me, così ben caratterizzati come ci si aspetterebbe da un romanzo del genere e anche la protagonista stessa spesso risulta ripetitiva e a tratti anche fastidiosa.

La storia romantica è costruita in modo molto superficiale e io sono dell'opinione che o si costruisce bene, con uno slow burn e dando il tempo al tempo in tutto, rendendo anche la relazione più verosimile possibile, oppure non si costruisce proprio. Da grande fan del romance, questo punto in particolare mi ha fatto un po' storcere il naso.

Lo stile di scrittura è strano, io l'ho trovato troppo pesante in alcuni punti e troppo leggero in altri, senza dare il giusto equilibrio. Per cui alcune scene passavano velocissime, mentre altre erano davvero troppo lente. Trovo, inoltre, che i dettagli avrebbero potuto essere sviluppati molto meglio, invece mi è sembrato quasi che più andassi avanti, più la storia si perdesse nel nulla. Tutto scritto troppo velocemente, bisognava aggiungere qualche pagina e dare al corso degli eventi il giusto tempo.

Insomma, una lettura godibile, una storia leggera, ma piena di difetti.
Lo consiglio a chi ha voglia di distrarsi senza aspettarsi troppo dalle pagine che gli scorrono sotto le dita.