martedì 24 novembre 2020

Recensione: "La vita invisibile di Addie LaRue" di Victoria Schwab

 


Titolo: La vita invisibile di Addie LaRue
Autrice: Victoria Schwab
Genere: Fantasy
Casa editrice: Mondadori
"Non pregare mai gli dèi che sono in ascolto dopo il tramonto.". E se potessi vivere per sempre, ma della tua vita non rimanesse traccia perché nessuna delle persone che incontri può ricordarsi di te? Nel 1714, Adeline LaRue incontra uno sconosciuto e commette un terribile errore: sceglie l'immortalità senza rendersi conto che si sta condannando alla solitudine eterna. Tre secoli di storia, di storie, di amore, di arte, di guerra, di dolore, della solennità dei grandi momenti e della magia di quelli piccoli. Tre secoli per scegliere, anno dopo anno, di tenersi stretta la propria anima. Fino a quando, in una piccola libreria, Addie trova qualcuno che ricorda il suo nome. Nella tradizione di "Vita dopo vita" e "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo", "La vita invisibile di Addie LaRue" si candida a divenire una pietra miliare nel genere del "romanzo faustiano".
Prima di cominciare, ringrazio Mondadori per la copia digitale del libro e Federica di @sogno.libri per la creazione di questo review tour a cui partecipo.

La vita invisibile di Addie LaRue è sicuramente uno tra i romanzi più attesi dell'anno. Intorno a questo libro girava tanto hype, per cui speravo di avere un'opinione quantomeno positiva, devo dire, però, che la lettura non ha pienamente soddisfatto le mie aspettative.

La storia comincia in realtà con quella che è la ripresa di un classico faustiano, in quanto la protagonista stringe un patto con il diavolo. In questo caso, il diavolo si chiama l'oscuro o, meglio ancora, Luc. Addie stringe il patto con lui per sentirsi libera da quelli che sono gli obblighi che la famiglia le impone, ma il dramma è che la storia prosegue ad un ritmo lento e ripetitivo per tutto l'arco del romanzo.

Addie ha 23 anni, ha già rifiutato diversi corteggiatori nonostante il disaccordo della famiglia che cerca di farla accasare ad un giovane del villaggio. Ma Addie non vuole quella vita, così scappa dalle nozze e, durante la notte, nonostante la sua amica Estele le avesse consigliato di non farlo, va a pregare gli dei. Le risponde l'oscurità nelle sembianze di un ragazzo che lei usava disegnare spesso da ragazzina. In cambio della libertà e della non appartenenza a nessuno, Addie dovrà fornire la sua anima all'oscuro quando sarà stanca di vivere. Dietro al patto, però, c'è un inganno che l'oscuro non le rivela: Addie non sarà più ricordata da nessuno e quei pochi momenti veri che riuscirà a condividere con qualcuno, varranno poco, perché le persone con cui passa il tempo si dimenticheranno presto di averlo fatto.

Tema importante del romanzo è, secondo me, la relazione tossica tra Addie e Luc, in quanto, essendo l'unico che possa ricordarla, nei momenti di sconforto è l'unico a cui lei si possa affidare, gettandosi nelle sue braccia, nella speranza di ricevere amore. Più che amore, però, a me è sembrata ossessione da parte di Addie e voglia di possederla da parte di Luc.

Come ho detto anche precedentemente, ho trovato il romanzo statico e a tratti ripetitivo, ammetto che dopo ogni pagina ero lì a chiedermi quando fosse arrivata l'azione, quando ci sarebbe stato un colpo di scena che, purtroppo, non ho visto né sentito arrivare. Sono rimasta delusa da questo punto perché avevo sentito parlare così bene di questo libro che mi ero fatta mille castelli in aria, soprattutto sapendo quanto avessi amato altri libri della Schwab, come la trilogia di Magic o il primo volume della serie di Evil (al momento l'unico uscito in Italia).

Avrei preferito vedere più azione, una Addie che provasse davvero a cambiare le carte in tavola e non che sembrasse quasi rassegnata al suo destino.

Purtroppo non è stata una delle mie letture preferite dell'anno, ma spero comunque che qualcuno possa apprezzarla più di come ho fatto io.






2 commenti:

  1. A me invece è piaciuto molto soprattutto per i due personaggi maschili, ma concordo pienamente quando dici che il romanzo è statico e si perde per strada. Sopratutto la parte centrale, infatti, poteva essere abbreviata..

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    1. Sì, sono perfettamente d'accordo. Diciamo che se fosse stato sfoltito forse sarebbe piaciuto molto di più e sarebbe stato anche una lettura più veloce.

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